di Francesco Vissani
- Introduzione
Il titolo di questo saggio include un punto di domanda per ottemperare ad una buffa norma di retorica spesso adottata dagli scienziati che recita come segue:
ogni volta che il titolo di un saggio pone una domanda, a cui è lecito rispondere semplicemente sì o no, la risposta è sempre NO.
E così, una volta enunciata la tesi, a scapito della suspense – ma a vantaggio della chiarezza – posso passare all’introduzione vera e propria:
Una diffusa opinione è che gli scienziati e i fisici in particolare abbiano trovato un modo per prenderci sempre. Curiosamente, si tende a dar credito ad opinioni del genere proprio in quei casi in cui non si capisce assolutamente di cosa si stia parlando – quando non servirebbero riflessioni elaborate per capire che questo atteggiamento è poco ragionevole. Che la scienza (e la fisica in particolare) abbia inciso profondamente nel mondo moderno, spesso per mezzo di strumenti intellettuali nuovi e a volte complessi, non serve ribadirlo: è sotto gli occhi di tutti. Ma questo non significa che si debba rinunciare a capire di cosa si parla, specie prima di aver provato a farlo; né tanto meno che tutto quello che passa sotto il nome di scienza (specie sui media) abbia un valore comparabile alle idee che attribuiamo a Archimede, Galileo, Newton, Faraday, Riemann, Maxwell, Darwin, Einstein, Majorana, Pauli, ecc.