Mining crypto in India: Legge e restrizioni nel 2025

Mining crypto in India: Legge e restrizioni nel 2025

Minare criptovalute in India non è illegale, ma è diventato un’attività estremamente rischiosa e costosa. Non esiste una legge che vieta esplicitamente il mining, ma il governo ha creato un sistema di tasse, controlli e sanzioni che rendono quasi impossibile operare in modo legale e conveniente. Se pensi di avviare un’operazione di mining in India, devi sapere che il costo reale non è l’elettricità o le macchine: è il rischio di essere scoperto, multato o finire in tribunale.

Il mining è tecnicamente legale, ma non protetto

Nessuna legge indiana dice: "Non puoi minare Bitcoin o Ethereum". Ma questo non significa che sia sicuro. Il governo non ha mai approvato le criptovalute come moneta, ma non le ha nemmeno bandite. Questo vuoto legale ha creato un’area grigia dove le persone possono operare, ma senza garanzie. Se qualcosa va storto - un’ispezione fiscale, un’indagine dell’FIU-IND, un blocco di un exchange - non hai diritti legali riconosciuti. Non puoi chiedere protezione al tribunale perché il sistema non riconosce il mining come attività legittima.

La tassa del 30% che distrugge i profitti

Il vero ostacolo al mining in India è la tassa. Qualsiasi criptovaluta che mini è considerata un "Asset Digitale Virtuale" (VDA). E per ogni guadagno, devi pagare il 30% in tasse sul reddito. Non importa se hai speso 10.000 euro in macchine, elettricità, manutenzione o fee del mining pool. Non puoi dedurre nulla. Solo il costo di acquisto della criptovaluta stessa (se l’hai comprata) è ammissibile come deduzione. Il resto? Sparito.

Per esempio: mina 1 BTC e lo vendi per 60.000 dollari. Devi pagare 18.000 dollari di tasse. Non importa se hai speso 15.000 dollari in elettricità e 8.000 in hardware. Non puoi sottrarli. Questo rende il mining individuale economicamente insostenibile. Anche i grandi mining farm, con economie di scala, faticano a restare in attivo. Con un’altra tassa del 4% come cess e l’1% di TDS (Tax Deducted at Source) su ogni transazione, il carico fiscale totale supera il 49%. In altri paesi, i costi operativi sono deducibili. In India, no.

Controlli e sorveglianza: l’AI del governo ti segue

Il governo indiano non si limita a chiedere tasse. Ti spia. Attraverso progetti come Project Insight, NMS e NUDGE, usa l’intelligenza artificiale per monitorare ogni transazione cripto. Se mini e poi trasferisci i tuoi BTC su un exchange come Bybit o Binance, il sistema lo rileva automaticamente. Ti invia una notifica. Se non dichiari, ti arriva una multa. E non è una multa da 500 euro. Può arrivare fino al 200% dell’imposta non pagata. In casi gravi, rischi fino a 7 anni di prigione.

L’FIU-IND (Financial Intelligence Unit India) è l’agenzia che controlla il riciclaggio di denaro. Ha già multato Binance per quasi 2,2 milioni di dollari e Bybit per oltre 1 milione. Entrambi sono ora registrati, ma solo perché hanno dovuto aprire i loro libri. Se sei un minatore individuale, non hai modo di nasconderti. Ogni transazione è tracciabile. E se usi un pool estero? Anche quello è monitorato. L’India sta adottando il framework OECD CARF, che obbligherà tutti i cittadini indiani a dichiarare anche le attività di mining all’estero.

Una bilancia digitale che crolla sotto il peso delle tasse indiane sul mining di criptovalute.

La dichiarazione dei redditi: un obbligo che non puoi ignorare

Ogni anno, quando compili la tua dichiarazione dei redditi, devi inserire tutte le tue attività cripto nella Schedule VDA. Devi riportare:

  • Il nome della criptovaluta minata (Bitcoin, Ethereum, ecc.)
  • La data in cui hai ricevuto il reward
  • Il valore in rupie al momento del ricevimento
  • Il TDS pagato (se applicabile)

E devi tenere registrazioni dettagliate: fatture per l’hardware, bollette elettriche, estratti conto dei pool, screenshot dei reward. Non serve a ridurre le tasse, ma serve a dimostrare che non stai nascondendo redditi. Se non hai questi documenti e vieni ispezionato, il fisco può assumere che il tuo reddito cripto sia maggiore di quanto dichiari. E ti tassa di conseguenza.

Le criptovalute non sono beni, sono reddito

Un errore comune è pensare che le criptovalute siano come azioni o oro. In India, non lo sono. Sono reddito. E come tale, vengono tassate quando le ricevi, non quando le vendi. Se mini 0,1 ETH il 15 gennaio, e quel giorno vale 2.500 dollari, devi pagare il 30% su 2.500 dollari. Anche se poi lo tieni per un anno e lo vendi a 4.000 dollari, non paghi ulteriori tasse sulla plusvalenza. Ma hai già pagato tutto. Non c’è un regime di plusvalenze come negli USA o in Europa. È un sistema unico, e non favorevole.

Le nuove regole del 2025 hanno peggiorato le cose

Nell’agosto 2025, il governo ha approvato l’Income Tax (No. 2) Bill, 2025, che ha sostituito la vecchia legge sulle tasse. Non ha cambiato la tassa del 30%, ma ha ampliato la definizione di VDA per includere NFT e redditi non dichiarati. Ha anche confermato che l’1% TDS si applica a ogni transazione, anche tra wallet privati. E da luglio 2025, gli exchange devono applicare l’18% di GST su tutti i servizi legati alle criptovalute - comprese le conversioni da cripto a rupie. Questo significa che se mini e poi vendi su un exchange, paghi:

  • 30% di tassa sul reddito
  • 1% TDS alla vendita
  • 18% GST sulla commissione dell’exchange

Il totale? Circa il 49%. E questo senza contare i costi di importazione degli ASIC. Gli hardware per mining sono soggetti a dazi elevati, perché il governo li considera beni di lusso non essenziali.

Una mappa dell'India con flussi di criptovalute verso l'estero e simboli fiscali che la sovrastano.

Perché la gente continua a minare?

Nonostante tutto, l’India ha oltre 107 milioni di utenti cripto. Molti minano ancora, ma in modo informale. Alcuni usano energia non dichiarata. Altri operano da casa con piccole GPU, senza registrare nulla. Altri ancora hanno trasferito le operazioni all’estero - in Georgia, Kazakhstan o persino in Canada - e inviano i profitti in India senza dichiararli. Ma il governo sa. E sta intensificando i controlli. L’FIU-IND ha già emesso avvisi a 25 exchange offshore, tra cui Huione, Paxful e BitMex, per non aver segnalato transazioni di utenti indiani.

Il futuro: più controlli o una svolta?

Il governo ha promesso un documento di discussione per un quadro regolatorio completo, ma non c’è ancora una data. Alcuni sperano in una legalizzazione graduale, come in Giappone o in Svizzera. Altri temono che l’India segua la Cina e vieti completamente il mining. L’ultima mossa del governo - il piano per allinearsi agli standard globali dell’FSB - suggerisce che vuole controllare, non eliminare. Ma il controllo, in India, significa tasse, burocrazia e rischi legali.

Se sei un minatore individuale, la realtà è semplice: non vale la pena. Il costo economico e il rischio legale superano di gran lunga i potenziali guadagni. Se sei un’azienda con capitali e risorse legali, puoi navigare nel sistema - ma solo se sei disposto a pagare, dichiarare e vivere con la paura di un’ispezione in qualsiasi momento.

La verità che nessuno ti dice

Il mining in India non è un’opportunità. È un test di resistenza. Non ti chiedono di essere un esperto di blockchain. Ti chiedono di essere un esperto di tasse, di contabilità, di rischi legali. E di avere il coraggio di dichiarare tutto, sapendo che il governo non ti proteggerà mai. Se non sei disposto a vivere con questa pressione, non iniziare.

È legale minare criptovalute in India nel 2025?

Sì, tecnicamente è legale, ma non è protetto. Non esiste una legge che lo vieta esplicitamente, ma il governo non lo riconosce come attività legittima. Minare è permesso, ma sottoposto a tasse elevate, controlli rigorosi e sanzioni severe se non si dichiara.

Quanto si paga di tasse sul mining in India?

Si paga il 30% di tassa sul reddito da mining, più un 4% di cess. Inoltre, l’1% di TDS viene trattenuto su ogni transazione di criptovalute, e l’18% di GST si applica sui servizi degli exchange. Il carico fiscale totale può superare il 49%.

Posso dedurre i costi di elettricità e hardware dal reddito da mining?

No. L’unica spesa deducibile è il costo di acquisto della criptovaluta stessa. Tutti gli altri costi - elettricità, hardware, manutenzione, fee del mining pool - non possono essere detratti. Questo rende il mining economicamente insostenibile per la maggior parte delle persone.

Cosa succede se non dichiaro il mining?

Se non dichiari, il governo può scoprire la tua attività tramite sistemi AI come Project Insight. Le sanzioni vanno dal 50% al 200% dell’imposta evasa, più possibili indagini penali. In casi gravi, si rischia fino a 7 anni di prigione.

L’India potrebbe vietare il mining in futuro?

È possibile. Il governo ha già proposto leggi per bandire le criptovalute in passato. Anche se ora non lo fa, la sua politica è di controllo totale. Se il governo decidesse di vietare il mining, non ci sarebbe transizione: le operazioni verrebbero chiuse immediatamente.

Devo dichiarare il mining anche se lo faccio all’estero?

Sì. Con l’adozione del framework OECD CARF entro il 2027, tutti i cittadini indiani dovranno dichiarare qualsiasi attività di mining, anche se svolta all’estero. Il governo sta costruendo reti internazionali per scambiare informazioni fiscali.

Charlotte McCarthy
Charlotte McCarthy

Lavoro come consulente blockchain e ricercatrice in criptovalute per startup e fondi. Mi piace spiegare la tokenomics e scrivere articoli su coin e airdrop con un taglio pratico. Parlo a conferenze e costruisco community intorno a progetti web3.

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RISPOSTE

Gianluca Sbardella
Gianluca Sbardella

Minare in India è come giocare a roulette russa con una Tesla sotto casa
La tassa del 30% non è un imposta è un furto organizzato
Io ho provato con una GPU vecchia e dopo un mese ho pagato più di quanto ho guadagnato
Sei un pazzo se pensi di farlo in modo legale

  • dicembre 24, 2025

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