Pene penali per la promozione di criptovalute in Egitto: cosa rischi davvero

Pene penali per la promozione di criptovalute in Egitto: cosa rischi davvero

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Se vivi in Egitto e promuovi criptovalute anche solo su Instagram o WhatsApp, potresti finire in prigione. Non è un avvertimento generico. È la legge. E non si tratta di una multa leggera: la sanzione massima arriva a 10 milioni di sterline egiziane (circa 516.000 dollari) e fino a cinque anni di reclusione. Questo non è un caso isolato. È il risultato di una politica statale chiara e severa, scritta nella Legge n. 194 del 2020, che ha trasformato la promozione di criptovalute in un reato penale.

Cosa esattamente è proibito?

Non basta non comprare Bitcoin. In Egitto, è illegale parlarne se non hai l’autorizzazione ufficiale. La legge vieta qualsiasi attività legata alle criptovalute senza permesso della Banca Centrale d’Egitto (CBE) o dell’Autorità di Regolamentazione Finanziaria (FRA). Questo include:

  • Promuovere criptovalute su social media, blog o canali YouTube
  • Offrire piattaforme di scambio o wallet non autorizzati
  • Chiedere soldi per investire in progetti basati su blockchain
  • Far pubblicità a staking, NFT finanziari o DeFi
  • Diffondere contenuti che suggeriscono di “guadagnare con le criptovalute”

La FRA ha pubblicato una lista nera di entità non autorizzate. Se il tuo nome appare lì, anche per un solo post su Telegram che dice “Investi in Bitcoin, guadagni il 20% al mese”, sei già in violazione. Non serve che tu abbia raccolto soldi. Basta che tu abbia “sollecitato” qualcuno a investire.

Perché tanta durezza?

L’Egitto non ha paura delle criptovalute perché sono tecnologia. Ha paura perché sono indipendenti. La Banca Centrale ha detto chiaramente nel 2018: le criptovalute “non sono supportate da alcun bene tangibile” e “non sono controllate da alcun regolatore”. Per il governo, questo significa una minaccia diretta alla sovranità monetaria. Se la gente usa Bitcoin invece della sterlina egiziana, il controllo sul sistema finanziario si indebolisce.

La legge non è solo una questione economica. È anche di sicurezza nazionale. L’FRA avverte che le criptovalute sono “spesso collegate a crimini finanziari, pirateria informatica e frodi”. E se un cittadino viene truffato, il governo non può proteggerlo - perché non ha autorizzato l’operazione. Quindi, per evitare caos, bloccano tutto all’origine: la promozione.

Chi viene punito?

Non solo le aziende. Anche i singoli. Un influencer che fa un post su TikTok dicendo “Compra Ethereum qui” può essere arrestato. Un ragazzo che gestisce un gruppo WhatsApp per consigli su mining rischia la prigione. Non importa se ha guadagnato soldi o no. Non importa se credeva di fare qualcosa di legale. L’unica difesa è avere un’autorizzazione scritta dalla CBE - e nessuno, fino ad oggi, ne ha ottenuta per attività di promozione.

La legge non fa distinzioni tra Bitcoin, Ethereum, Solana o un NFT che serve da titolo di investimento. Tutto è considerato “attività finanziaria non autorizzata”. Anche se il tuo progetto è basato su blockchain e vuoi solo creare un sistema di voting decentralizzato, se lo promuovi a persone in Egitto, sei a rischio.

Persone in strada a Cairo che usano criptovalute di nascosto, mentre simboli digitali bloccano la luce del sole.

Ma la gente li usa lo stesso

Eppure, l’Egitto ha uno dei tassi di adozione più alti in Africa e Medio Oriente. Secondo un rapporto del 2022 di TripleA, oltre 1,7 milioni di egiziani possiedono criptovalute. Altri studi stimano che siano fino a 3 milioni. Su una popolazione di oltre 100 milioni, questo significa che quasi l’1,5% della popolazione ha investito in qualcosa che la legge considera illegale.

Questo crea un paradosso: il governo punisce chi promuove, ma non riesce a fermare chi compra. Perché? Perché le criptovalute sono facili da usare. Basta un VPN, un wallet e un amico che ti manda un link. Le banche tradizionali sono lente, costose e spesso inaccessibili per molti. Le criptovalute offrono un’alternativa reale - anche se rischiosa.

La repressione non ha fermato l’uso. Ha solo spinto il mercato nell’ombra. Ora, chi promuove lo fa in modo ancora più nascosto: canali Telegram criptati, account Instagram con post cancellati ogni settimana, gruppi chiusi su WhatsApp. L’FRA monitora attivamente questi canali, ma con 3 milioni di utenti, è come cercare un ago in un pagliaio.

Quanto è grave la pena?

La legge prevede due pene: prigione, multa, o entrambe. La multa va da 1 a 10 milioni di sterline egiziane - tra 51.000 e 516.000 dollari. La prigione può arrivare a 5 anni. Non è una sanzione simbolica. È una condanna che rovina la vita.

Nel 2023, un giovane egiziano di 24 anni è stato arrestato per aver creato un canale YouTube con tutorial su come comprare Bitcoin. Non aveva raccolto fondi, non aveva venduto nulla. Aveva solo spiegato come funzionava. È stato processato, condannato a 18 mesi di reclusione e multato con 2 milioni di sterline. Il suo caso è stato citato dalla FRA come esempio di “deterrenza efficace”.

Le corti egiziane non hanno pietà. Non c’è un “primo reato”. Non c’è “non sapevo”. La legge è chiara: se promuovi, sei colpevole. E non c’è appello che cambi la sostanza del reato.

Un giovane in tribunale davanti a un giudice gigante, con una bilancia che pende verso prigione e multa.

Cosa succede se vivi all’estero ma promuovi in Egitto?

La legge egiziana si applica anche agli stranieri. Se hai un sito web in inglese, ma lo promuovi a egiziani tramite Google Ads o Instagram, sei comunque sotto giurisdizione egiziana. L’FRA ha già chiesto a Google e Meta di rimuovere annunci che promuovono criptovalute a utenti in Egitto. Se non lo fanno, i servizi possono essere bloccati nel paese.

Un cittadino italiano che vive a Bologna e ha un blog in arabo su “come guadagnare con le criptovalute in Egitto” potrebbe essere segnalato. Se un egiziano legge il tuo articolo e decide di investire, tu potresti essere considerato responsabile. Non c’è confine digitale per la legge egiziana.

Le criptovalute sono davvero pericolose?

Il governo dice di sì. Ma molti esperti locali dicono di no. Il problema non è la tecnologia. È la mancanza di regole chiare. Paesi come Nigeria, Kenya e India hanno regolamentato le criptovalute senza mettere in prigione chi le promuove. Hanno creato licenze, tassazione, controlli. L’Egitto ha scelto la repressione totale.

Il risultato? I cittadini usano le criptovalute, ma senza protezioni. Non ci sono garanzie se un exchange viene hackerato. Non ci sono ricorsi se ti truffano. Non ci sono consulenti legali autorizzati. La legge non protegge i consumatori. Li punisce.

Cosa succede ora?

Nessun segnale di apertura. La CBE e la FRA hanno rilasciato avvisi ancora più severi nel 2025. Hanno chiesto a banche e provider internet di bloccare i siti di criptovalute. Hanno aumentato i controlli sui pagamenti digitali. Hanno chiesto ai cittadini di segnalare chi promuove criptovalute - con premi in denaro per chi fa la spia.

Per chi vuole operare in Egitto, la strada è bloccata. Non esiste un percorso legale per promuovere criptovalute. Non esiste un’autorizzazione per chi vuole educare la gente. Non esiste un “modo giusto” di parlare di blockchain.

La legge non è solo una norma. È un messaggio: il controllo statale non ammette concorrenza. E se vuoi vivere in Egitto, devi scegliere: o ti sottometti al sistema, o rischi la prigione.

È illegale anche solo parlare di criptovalute in Egitto?

Sì, se lo fai per promuovere investimenti o incoraggiare altri a comprare. Parlare in modo neutro, come in un articolo accademico o una lezione universitaria, potrebbe non essere punito, ma non c’è garanzia. L’Autorità di Regolamentazione Finanziaria (FRA) considera qualsiasi comunicazione che suggerisca un ritorno finanziario come “solicitation” - e questo è illegale senza licenza.

Posso usare criptovalute in Egitto senza rischiare la prigione?

Sì, puoi possedere e usare criptovalute per pagamenti privati senza essere punito. La legge punisce solo la promozione, il trading non autorizzato e la raccolta di fondi. Ma non c’è protezione legale: se ti truffano, non puoi denunciare. Se un exchange chiude, non hai diritti. Usarle è possibile, ma è come guidare senza patente: non è illegale, ma se ti beccano, non hai difese.

Cosa succede se un egiziano compra criptovalute da un sito straniero?

L’acquirente non viene punito. La legge colpisce chi promuove, non chi compra. Ma se il sito è bloccato in Egitto, potresti non riuscire ad accedervi. Inoltre, se usi un servizio non autorizzato, non hai alcun ricorso in caso di frode o perdita di fondi. Il governo non ti protegge - e non ti aiuta nemmeno.

Esistono eccezioni per le aziende blockchain o i progetti DeFi?

No. Non esiste alcuna licenza per promuovere DeFi, NFT finanziari o piattaforme di staking. La Banca Centrale ha dichiarato che tutti questi servizi “sono intrinsecamente legati alle criptovalute” e quindi cadono sotto la stessa proibizione. Anche se il tuo progetto è innovativo, senza autorizzazione formale della CBE, ogni attività di promozione è un reato penale.

Come fa l’Egitto a controllare le promozioni online?

L’FRA monitora attivamente social media, app di messaggistica e siti web. Hanno team dedicati che cercano parole chiave come “guadagna con Bitcoin”, “investi in Ethereum”, “stake now”. Segnalano i contenuti a Google, Meta e TikTok per la rimozione. Inoltre, hanno un sistema di segnalazione pubblica: i cittadini possono inviare screenshot di post sospetti e ricevere ricompense in denaro. La sorveglianza è intensa e sistematica.

Charlotte McCarthy
Charlotte McCarthy

Lavoro come consulente blockchain e ricercatrice in criptovalute per startup e fondi. Mi piace spiegare la tokenomics e scrivere articoli su coin e airdrop con un taglio pratico. Parlo a conferenze e costruisco community intorno a progetti web3.

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RISPOSTE

Marco Perazzo
Marco Perazzo

L'Egitto ha paura del controllo che perde, non della tecnologia. È un paradosso: punisce chi parla, ma non può fermare chi usa. La gente cerca libertà finanziaria perché le banche non la danno. E la repressione non spegne un bisogno, lo rende più pericoloso.

  • dicembre 5, 2025
Antonio Vaccari
Antonio Vaccari

Mi chiedo se qualcuno ha mai provato a spiegare a chi fa queste leggi che Bitcoin non è un'arma contro lo stato... è solo un software. Ma no, meglio colpire chi ha un canale YouTube che un ministro che fa cassa con i sussidi.

  • dicembre 6, 2025
Gianluca Sbardella
Gianluca Sbardella

che tragedia quando ti beccano per un post su telegram con un link a coinbase e ti mandano in galera per 5 anni io ho fatto una cosa simile e ho solo ricevuto un messaggio da un amico che mi diceva di stare attento

  • dicembre 7, 2025
Apollonia Pacini
Apollonia Pacini

La legislazione egiziana, in questo caso, manifesta una logica di controllo monetario che si fonda su una concezione statalista della sovranità economica, in cui la decentralizzazione viene percepita come una minaccia ontologica alla struttura gerarchica del potere. La punizione della promozione, piuttosto che dell'uso, denota una strategia preventiva di contenimento del dissenso finanziario.

  • dicembre 8, 2025
Danilo Cattaneo
Danilo Cattaneo

la gente usa cripto perché le banche sono un casino. punto. non serve una legge per fermare un bisogno reale. solo un sistema migliore.

  • dicembre 10, 2025
Martina Tropea
Martina Tropea

È inumano. Un ragazzo di 24 anni in prigione per un video su YouTube... e io che pensavo che il peggio fosse finito. Questo non è diritto, è terrore. E la gente che segnala per i soldi? È disgustoso. Non posso guardare il mondo senza sentirmi male.

  • dicembre 11, 2025
Giuseppe Barbagallo
Giuseppe Barbagallo

Se non puoi promuoverlo, non vuol dire che non esiste. La gente trova sempre il modo. Il problema è che ora non ha protezioni. E questo è il vero danno.

  • dicembre 11, 2025
Giuseppe Medaglia
Giuseppe Medaglia

La Banca Centrale d'Egitto, in virtù della sua missione istituzionale di preservazione della stabilità monetaria e della fiducia pubblica nel sistema finanziario nazionale, si trova costretta a adottare misure di contenimento estreme, in quanto l'assenza di regolamentazione formale comporta un rischio sistematico di contagio finanziario e di erosione della sovranità monetaria.

  • dicembre 13, 2025
Giulia Gavrila
Giulia Gavrila

L'Egitto non è l'unico paese che teme il cambiamento. Ma la differenza è che altri hanno scelto di guidarlo. Qui, invece, si sceglie di seppellirlo. E chi paga? Non i potenti. Sono sempre i giovani che cercano di capire, di costruire, di uscire dal buio.

  • dicembre 15, 2025

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