Se pensi che le sanzioni internazionali siano un muro invalicabile, guarda l'esempio dell’Iran: sta usando la Bitcoin è una criptovaluta decentralizzata che consente transazioni dirette tra parti senza intermediari per tenere aperte le rotte commerciali. In questo articolo scopriamo come funziona il meccanismo, chi ci guadagna e quali ostacoli ancora rimangono.
Quadro normativo: chi decide cosa è permesso
L’Iran ha creato una rete complessa di autorità. La Banca Centrale dell’Iran (CBI) regola tutte le transazioni in criptovaluta autorizzate vieta i pagamenti domestici con crypto, ma concede licenze ai miner per vendere i Bitcoin estratti all’estero. Il Ministero dell’Energia assegna le quote di elettricità necessarie alle farm di mining e il Ministero dell’Industria approva l’importazione di hardware per il mining controllano il lato tecnico. A completare il quadro c’è la Polizia Cibernetica (FATA) vigila su attività illegali e sul rispetto delle norme AML/KYC. Questa divisione di compiti rende difficile per un’azienda esterna capire a chi rivolgersi, ma garantisce che ogni flusso di Bitcoin passi per la CBI.
Il mining iraniano: chi produce i Bitcoin
Nel 2018 l’Iran ha legalizzato il mining, offrendo tariffe elettriche super scontate. Oggi il Paese produce circa il 5 % dei nuovi Bitcoin, grazie a più di 10.000 farm licenziate. Tra i protagonisti più potenti c’è il Corpo di Guardia Rivoluzionaria Islamica (IRGC) forza paramilitare che gestisce gran parte delle grandi operazioni di mining. Un esempio è la gigantesca farm di mining di Rafsanjan una struttura da 175 MW costruita in joint venture con investitori cinesi. L’IRGC utilizza ASIC miner apparecchi dedicati al mining di Bitcoin con altissimo consumo energetico per massimizzare la produzione. I profitti vengono incanalati verso il bilancio statale, ma anche verso canali valutari più opachi.
Come si usa Bitcoin per importare beni
Il processo è quasi una catena di montaggio digitale:
- Una società iraniana ottiene una licenza dalla CBI per esportare Bitcoin.
- Il miner autorizzato vende la criptovaluta sul mercato internazionale, spesso su exchange come Binance piattaforma di scambio di criptovalute con operazioni su più paesi.
- Il denaro digitale viene trasferito a un partner commerciale straniero (ad esempio un fornitore russo).
- Il fornitore riceve Bitcoin, li converte in valuta locale o li usa per pagare fornitori terzi, evitando il sistema bancario controllato dagli USA.
- La banca centrale iraniana registra il trasferimento come "operazione di importazione" e rilascia la documentazione doganale necessaria.
Il risultato? Un pagamento che non passa per il dollaro, non è soggetto al blocco dei fondi e può essere tracciato solo con attenzione da chi monitora le blockchain.
Vantaggi per le aziende estere
Per chi vende all’Iran, Bitcoin offre due grandi benefici:
- Velocità: i fondi arrivano in minuti, non in giorni o settimane come i tradizionali bonifici SWIFT soggetti a sanzioni.
- Neutralità: la transazione non è legata a una valuta di riserva, quindi è meno vulnerabile alle decisioni politiche dei Paesi occidentali.
Ma c’è anche una pezza di carta: la volatilità. Un prezzo di Bitcoin che oscilla del 10 % in poche ore può trasformare un margine di profitto in perdita. Per mitigare il rischio, molte aziende ricorrono a contratti a termine su piattaforme di derivati crypto, ma queste non sono sempre disponibili per le controparti iraniane.
Rischi e ostacoli pratici
Non è tutto oro quello che luccica. Le imprese devono affrontare:
- Conformità legale: ogni pagamento passa per la CBI, quindi è necessario ottenere una autorizzazione preventiva, altrimenti si rischia la sospensione della licenza.
- Compliance AML/KYC: i miner devono fornire prove documentali di ogni trasferimento. Le autorità internazionali controllano regolarmente le transazioni sospette.
- Intermediazione tecnica: costruire una wallet sicura, integrare gli API di exchange e gestire le chiavi private richiede competenze che molte piccole imprese non possiedono.
- Pressioni geopolitiche: cambiare le sanzioni o introdurre nuove leggi USA può rendere improvvisamente illegale una procedura che ieri era consentita.
Per questi motivi, molte compagnie preferiscono affidarsi a consulenti specializzati in "crypto compliance" che conoscono il labirinto delle normative iraniane.
Impatto energetico: il prezzo nascosto del mining
L’Iran affronta una crisi elettrica cronica. Le grandi farm con ASIC miner consumano più di 10 MW ciascuna, e molte operano con elettricità a tariffe quasi gratuite grazie al sostegno dell’IRGC. Questo ha aggravato i blackout nazionali, spingendo il governo a reprimere il mining domestico non autorizzato nel 2021. I critici definiscono questo fenomeno un "cartello crypto" gestito da fondazioni religiose e enti strategici. Se l’Iran non riesce a riequilibrare l’offerta di energia, la capacità di produrre Bitcoin - e quindi di usarlo per le importazioni - resterà limitata.
Prospettive future: dove si dirige il modello iraniano?
Il Paese sta ancora affinando il suo approccio. Le autorità hanno introdotto nuove tariffe per i miner, hanno chiuso gateway di pagamento in rial e stanno valutando l’uso di stablecoin ancorate al rial per ridurre la volatilità. Nel frattempo, gli accordi bilaterali con la Russia partner strategico per il commercio di energia e materie prime stanno crescendo, con protocolli che prevedono pagamenti in Bitcoin o in stablecoin sovrani.
In sintesi, la crypto è diventata per l’Iran un’ancora di salvataggio contro le sanzioni, ma non è una soluzione priva di limiti. Le imprese che vogliono operare con il mercato iraniano devono valutare vantaggi, costi energetici, rischi di compliance e l’incertezza geopolitica. Se riescono a farlo, possono sfruttare un canale di pagamento più veloce e meno controllato, ma devono anche prepararsi a gestire la soglia di volatilità e le complessità tecniche.
Domande frequenti
Qual è la differenza tra l'uso di Bitcoin per le importazioni e i tradizionali bonifici SWIFT?
Bitcoin consente di trasferire valore in pochi minuti senza passare per intermediari bancari soggetti a sanzioni, mentre i bonifici SWIFT possono essere bloccati o ritardati dalle autorità occidentali.
È legale per una società italiana commerciare con l'Iran usando Bitcoin?
La legge italiana vieta transazioni che violino le sanzioni UE/USA. Prima di operare, è necessario verificare che il partner iraniano abbia le licenze CBI e che la transazione sia registrata secondo le normative anti‑money‑laundering.
Come avviene la conversione da Bitcoin a valuta locale in Iran?
I miner autorizzati vendono Bitcoin su exchange internazionali (es. Binance). Il ricavato viene poi inviato alla Banca Centrale, che lo converte in rial o in valuta estera per il pagamento della merce.
Quali sono i principali rischi di volatilità per le imprese?
Il valore di Bitcoin può variare del 10‑15 % in poche ore. Per proteggersi, le imprese usano contratti futures o stablecoin, ma questi strumenti non sono sempre disponibili per le controparti iraniane.
Che impatto ha il mining sulla rete elettrica iraniana?
Le grandi farm consumano milioni di kWh, contribuendo a blackout frequenti. Per questo il governo ha introdotto tariffe più alte e controlli più severi sul mining non autorizzato.